1° (e unico speriamo) Bikers For Children
21-22 Dicembre 2002 - Bojano

Prolissa, sentimentale, emozionata e doverosa cronaca di ZiaNana

Quando quel lunedì, triste e sconsolata mi son seduta davanti al mio fido pc, per ritrovare i miei amici on line, non pensavo, no, proprio non pensavo che avremmo fatto tutto quel casotto! Entro nel forum dei Net, ho bisogno di svagarmi, questo fine settimana è stato terribile. Vedo che in molti hanno lasciato dei messaggi di solidarietà a me, come tramite, rivolti anche ai molisani, che con fierezza rappresento. Nella mente mi frulla un’idea, ma non ho neanche la forza di concretizzarla a me stessa. Ci pensa O’Fotografo (grazie Dino), che quasi leggendomi nel pensiero butta lì una frase “ perché non facciamo qualcosa per quei bambini?”.

E la memoria, per un attimo messa a tacere, riaffiora.

E’ il 31 ottobre 2002, una giornata come tante altre, sono in giro per lavoro, ma mi fermo davanti ad un negozio, bighellonando un pò. D’improvviso un malore, mi gira la testa, sento che mi manca la terra sotto i piedi. No, non manca, trema! Trema con violenza, scuote le case, sbatte le vetrine. Il terremoto!
La gente urla, mi sento ancor più male, ma ho sangue freddo, l’ho sempre avuto, penso ai miei nipotini, va a loro, chiusi nelle aule, a scuola, il mio primo disperato pensiero.

E’ difficile telefonare, è evidente che la scossa è stata forte. Si cominciano a vedere i primi mezzi militari, le ambulanze, le sirene squarciano l’aria già fatta pesante dall’onda sismica. Non è una semplice scossa, qualcosa di molto più grave.

Mi telefona Joshua, preoccupato “Zia, stai bene, ho sentito che è andata giù una scuola, è vero?” Sì, è vero, ma io ancora non lo so. Chiamo casa, stanno tutti bene, solo per un primo momento mio fratello manca all’appello.

Ho bisogno di sentire la voce di un caro amico... lui mi rassicura.

Le prime voci parlano di un terremoto devastante, a pochi chilometri di distanza da qui, ma quanto distante? Qualunque distanza non sarà mai abbastanza per non vivere, con grande dolore, quel che da lì a poco tutto il mondo avrebbe saputo. Sotto il peso di un edificio costruito alla maniera italiana, restano sepolti 56 bambini. 27 di questi moriranno, nelle ore successive, 27 bambini, l’intera classe 1996 di San Giuliano di Puglia sparirà per sempre, e con loro una maestra.

Sono ore di angoscia, per un giorno ed una notte seguiamo le operazioni di salvataggio. Da prima sulla scena della sciagura si intravede ogni tipo di soccorritore improvvisato, i genitori, le forze dell’ordine, i militari, la protezione civile, i vigili del fuoco. Poi, via via spariscono i volontari senza esperienza, restano i militari. Al finire dell’ultimo atto di questo dramma restano le sole divise dei Vigili del Fuoco, stanchi, disperati, su quel cumulo informe di macerie, dal quale sbucano zaini colorati, lembi di grembiulini blu.
Tutto corre in fretta davanti ai nostri occhi, son scene viste e riviste, ma mai mi avevano toccato così da vicino, mai avevo provato tanto dolore nell’udire il canto dei bambini che, sotto le macerie si facevano coraggio l’un l’altro. Le scene dei Tg restano impresse nella memoria, e poi quelle 27 piccole bare bianche, un rituale che si ripete 27 volte e che spezza il cuore.

Resta da sperare che i piccoli sopravvissuti, ma gravemente feriti, possano tornare a sedere tra i banchi di scuola, non sarà così per uno di loro, che morirà qualche settimana più tardi.

I danni sono incalcolabili, migliaia i senzatetto, e capisco, se pure, in piccolissima parte, lo sgomento di dover lasciare la propria casa, quando, nella seconda forte scossa, resto impietrita sotto il tavolo della mia cucina, mi sento stupida e impotente, spaventata. Due lacrimoni sgorgano fra le ciglia, senza alcuno sforzo, scendono giù veloci, forse anche più spaventate di me. Metto due cose in una borsa e con la morte nel cuore lascio la mia casa per una settimana.

“Perché non facciamo qualcosa per quei bambini?” dice O’Fotografo, e gli fanno coro un po’ tutti. Mi si investe con una domanda: “cosa possiamo fare?” e mi viene in mente che se è una scuola ad aver avuto l’onore di abbracciare per l’ultima volta quei bambini, potrebbe essere proprio quello il nostro impegno: ricostruirla. Ma noi non abbiamo il potere che possono avere Maurizio Costanzo, o il TG 5 o i personaggi della Tv, e allora, se alla scuola, come struttura ci pensa chi può, al patrimonio scolastico, ai libri, alla biblioteca potremmo pensare noi!

Quelli che di voi hanno vissuto tutta l’organizzazione del “Bikers 4 Children” sanno che sto parlando di qualcosa che era nata tra di noi, per essere solidali, ma che nel giro di pochi giorni, si è talmente allargata da abbracciare gruppi bikers, MC, decine e decine di singoli motocilcisti, aziende, case editrici, riviste di settore, associazioni, volontari, attività commerciali, siti internet, finanche dei pub!
E così il popolo della strada si mette in moto…appunto!

In 4 e 4 ‘8 fissiamo punti di raccolta in tutte le regioni d’Italia, cominciando a sensibilizzare la gente, riuscendo a coinvolgere tante persone. El Cini crea un forum di sostegno “per i bimbi del Molise” e da lì riusciamo a tenere “quasi” tutto sotto controllo.

Il Sago disegna una locandina che in men che non si dica finisce su un gran numero di quotidiani, sulle riviste motociclistiche, sui siti internet, nelle club house, nei locali. Siamo stati in grado di mettere insieme ben 5 computers, raccogliendo quintali di materiale di cancelleria, una infinità di giocattoli e tanti, tanti libri, proprio come io sognavo che fosse.

Durante un piccolo meeting a casa del Cini (tra nani ci si intende) manifesto le mie paure, “dove li faremo dormire i bikers che scenderanno in Molise? E cosa gli daremo da mangiare?” E il nostro webmaster, che la sa lunga sul mondo biker, mi rincuora “è gente che sa adattarsi, sanno di non andare ad una festa, sanno che si dovrà lavorare e patire il freddo, ma lo faranno tutti con un sincero sorriso sulle labbra”. Posso dire che sia stato il contrario? No, non potrei mai!

Troviamo un locale messo a disposizione da un gentile signore (mio padre N.d.R.), lui però, ancora adesso, non sa di averlo fatto, e grazie alla genialità culinaria di Barbaraggiano, coadiuvato da tanti “aiuto cuoco” si prepara anche un pasto caldo. Essenziale, oserei dire, il supporto psicologico dei temerari del venerdì sera, li romani, giunti a portare conforto alla Zia ormai stremata, come essenziale è l’aiuto della Dò!
Insomma al finire di un mese e mezzo di richieste, autorizzazioni,domande, scazzi, ed opere di persuasione durante il quale la parola d’ordine per me è “pianificare&organizzare” e per tutti gli altri “chiedere&cercare&caricare&scaricare” a Bojano c’erano:
260 persone, 65 moto, un numero imprecisato di furgoni e auto stracariche, 1 megafono, 54 litri di vin broulè, 1 biker col piede rotto, 50 dottori con la ficcia dipinta, una sirena umana, aspiranti Babbo Natale in numero da precisare, macchine fotografiche e telecamere da riempirci un negozio!

Sabato 22 dicembre 2002.

Non c’avrei scommeso un soldo bucato, ma mi son dovuta ricredere. Alle 7.30, bella come il sole, la carovana è già tutta in piedi, pronta a scaldare i motori. A Silvio e a Pirata l’arduo compito di organizzare la “più disorganizzata colonna della storia motociclistica”: bella, bellissima, rumorosa, festosa. Invadiamo da prima la Statale 17, poi la Fondovalle del Biferno, per finire sulla stretta provinciale che ci porta a Castellino sul Biferno, dove al Centro Operativo ci attende una sparuta rappresentanza, perché è a Castellino Vecchio, tra case crollate e muri puntellati che finalmente riusciamo a capire a che cosa è servito tutto il nostro lavorare per giorni e giorni. Solo quando organizziamo un passamano allegro e colorato, ognuno col suo berretto natalzio, per scaricare i furgoni, e solo quando i Clown cominciano a far sorridere, ridere e divertire tutti bambini, riusciamo realmente a comprendere a che cosa sia servito tutto quel freddo nelle ossa della sera precedente!

Non sono capace di spiegare le emozioni che ho vissuto, come quelle che avete vissuto tutti voi che c’eravate, non potrei nemmeno prendendo a prestito le parole dei migliori scrittori. Si alternavano forti sferzate al cuore a momenti di grande pace e di soave serenità.

Ho visto qualche lacrima, da chi meno mi aspettavo (non dalla Gnikka, che ha spesso, deliziosamente, gli occhioni lucidi) ma da quei bikers dalla pellaccia dura, poco avvezzi alle sdolcinate emozioni, eppure le ho viste. E ho vissuto, veramente, il piacere di essere di aiuto a qualcuno.

Ok, se avessi mangiato e mi fossi rilassata un po’ non avrei dovuto usufruire delle cure mediche dei volontari della Protezione Civile, ma volete mettere? Ho provato anche la loro ambulanza!!!

Sul calar del sole ci rimettiamo in marcia, tanti altri bambini ci attendendono a Casacalenda. E sono proprio tanti. Ci accolgono festosamente, ci assalgono, ci fanno sorridere, alla fine, se ci pensate bene, siamo noi ad averci guadagnato! Non importa cosa o quanto abbiamo raccolto, cosa o quanto ognuno di noi sia riuscito a portare in Molise, conta che ce ne siamo tornati a casa col cuore pieno di ogni buona cosa. Ditemi, è stato anche per voi un Natale diverso, più vero?

Tornare a casa non è stato semplice, non lo è stato per chi come me e con me, è tornato a Bojano, e lo è stato ancor meno per chi invece ha dovuto percorrere centinaia di chilometri, quasi un migliaio per alcuni.

Quel che poi è stato a Bojano - quando restati in 15 o 20 abbiamo dato fondo alla magnifica zuppa di legumi di Barbaraggiano, che scaldata è anche più buona - è quel che accade, sempre, quando dei buoni amici restano a raccontarsi e a crogiolarsi nelle proprie ed altrui esperienze.

Il clan ex Pirat ha letteralmente invaso la mia casa, come pure El Cini, la Gnikka e Barbaraggiano, e credo fossero le 3 del mattino, quando Silvio, con ai piedi un paio di vezzosissime pantofole rosa maiale, ha dichiarato clinicamente morte le nostre coronarie, vittime della sua incontenibile simpatia!

Ringraziamenti

A tutti voglio dire “grazie” a nome mio, a nome del Molise, a nome della mia gente.
Non mi sento di fare nomi, perché ognuno di VOI mi ha dato tante gioie, un sacco di soddisfazioni …e qualche disperazione (no Alex k12 non mi riferisco solo a te).

Ma a chi da sempre mi sopporta, mi sostiene, mi aiuta e mi incoraggia, anche nelle cose più assurde, riparando ai miei danni e spaccandosi in 4 per accontentarmi, un “ti voglio un gran bene” devo dirlo, e lo faccio pensando a mio fratello, Giancarlo… senza di lui sarei persa!

E alla Do’ devo dirglielo…“sei un’Amica”.

Chiedo scusa perché, lo so, col caratteraccio che ho, avrò fatto strane facce, risposto bruscamente, fatto la voce dura e commesso errori. E’ lo scotto che si paga quando si fanno le cose col cuore.

Una cosa permettemela… “Belli della Zia” ma lo sapete che… ve vojio ben?!

P.S.
Le prove generali le abbiamo fatte, il prossimo terremoto lo facciamo da un’altra parte, perché qui, dopo “la terra trema” abbiamo avuto “la terra si allaga” e non ultima “la terra è sommersa dalla neve”, in mancanza di locuste, cavallette, pestilenze e altre bibliche calamità!

Le locandine per l'appello ai motociclisti

Il raduno del venerdi' sera: comunicazioni ai partecipanti

Alcuni momenti 'Catartici'

Partenza per i paesi: organizzazione

la colonna di mezzi

Castellino del Biferno

Casacalenda



Toro


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