di Klaus
Dopo
qualche anno che pensavo di farlo, alla fine mi sono deciso
ed ho messo le mani nella cantina per fare spazio, e quindi
selezionare e buttare tutto quello di inutile che c’è
dentro…
La mia cantina ha uno strano modo di comportarsi, nel senso
che tutto quello che ci metto, poi è come se mi sparisse
dalla mente, in pratica viene rimosso dai ricordi, e quindi
se mi serve una cosa che ho in cantina, non mi ricordo di averla
messa lì e puntualmente la vado a comprare, chiaramente
poi quando l’ultimo acquisto viene sistemato in cantina…..
mi accorgo che…… o io sono rincoglionito, o la cantina
è gelosa delle sue cose e non vuole farmele usare…..
Comunque considerando che da casa devo togliere parecchie cose
e devo metterle in cantina, ho bisogno di spazio e quindi metto
le mani su alcuni scatoloni.
Comincio
a trovare di tutto, dai pattini con scarpetta a stelle e strisce,
ormai trentenni, alla serie completa delle pinne da nuoto (dal
numero 32 al 46), dal treppiedi per dipingere alle medaglie
sportive, dalle camere d’aria per le ruote della vespa
(bucate e mai riparate), all’ingessatura che mi sono tolto
da solo per salvare i disegni degli amici, dai manubri da cross
raddrizzati malamente alle sedie ed il tavolo da scampagnata,
dai pezzi di metallo rugginosi alle bottiglie di vetro vuote
e svariati cartoni ripieni di libri e quaderni scolastici….
Ed è proprio aprendo uno di questi cartoni che dopo un
quarto di secolo rivedo un quadernino con una foto all’interno
che mi fa venire il magone…..
Nella fotografia ingiallita sopra un prato della periferia romana,
ci sono tre quindicenni in sella alle loro belve, e sulla copertina
del quaderno c’è scritto: “Diario del viaggio
in moto “
Ho riletto con piacere le poche righe scritte da Robby, che
avendo la vespa era il custode del diario, gelosamente trasportato
nello spazio sotto la sella.
Lo spirito d’avventura c’era tutto, l’organizzazione
un po’ meno, però ho pensato che tutto sommato
poteva essere una cronaca di un viaggio in moto e allora l’ho
trascritto fedelmente…
“Diario del viaggio in moto “
Programma
di viaggio:
Venerdì 4 giugno 1976, partenza da Roma Prima Porta alle
sette, arrivo a Piombino alle due del pomeriggio, traghetto
e arrivo all’isola d’Elba al campeggio per le sei
di sera.
Sabato 5 giugno, escursione dell’isola
Domenica 6 giugno, partenza da porto Ferraio alle 10 e ritorno
a casa in serata
Partecipanti
e preparazione:
I partecipanti al viaggio sono:
Claudio che conosce la strada, su caballero superspecial modificato.
Aggiunte due borse di tela tipo bisacce da sella legate con
gli elastici per il trasporto delle vettovaglie e della tanica
dell’acqua.
Guido che lavora da meccanico, su caballero 6 marce modificato.
Aggiunte due sacche di tela tipo bisacce da sella legate con
gli elastici e adibite al trasporto dei ferri e dei ricambi.
Robby cioè io segretario e tesoriere, su vespa 50 special
4 marce modificata a 75.
Aggiunto portapacchi posteriore a molla per il trasporto della
tenda, e del diario di viaggio nel pozzetto portaferri, dato
che sono l’unico col contachilometri mi occuperò
io di tenere aggiornato il diario.
Alle
famiglie abbiamo raccontato che andiamo a stare dal nostro amico
Francesco che c’ha la villa a Formello, e se gli telefonano
lui ci regge il gioco
Giovedì
3 giugno, pomeriggio passato nella cantina di Guido per preparare
i motorini e fatto il pieno con la miscela preparata con un
olio speciale che nell’officina dove lavora Guido usano
per i motori da corsa
Il
viaggio:
Venerdì 4 giugno ore 7 e mezzo ci siamo,
l’appuntamento era per le sette, ma Guido ha fatto tardi
perché ha preso un po’ di chiavi, giravite e pinze
che ha legato sul telaio e sul forcellone del caballero uno
per uno con il fildiferro, che se ci succede un guasto lo possiamo
riparare, così dice che non avendo più le sacche
il motorino pare un istrice, ma è più bilanciato,
Claudio invece prevede che con tutti i cavetti per freno frizione
e acceleratore intrecciati sul manubrio gli rimarranno incastrate
le mani e morirà di fame.
L’aria è fresca il sole si sta alzando e finalmente
si parte per fare i 230 km che ci separano da Piombino.
Ore
8 e mezzo, abbiamo fatto 17 km. seguendo v. Giustiniana, v.
Cassia e v. della Storta, dove abbiamo incontrato un campetto
da cross e i due imbecilli si sono messi a girare fino a quando
Claudio ha mandato fuori pista Guido e adesso non si parlano,
però almeno ripartiamo.
Ore
10 Siamo finalmente arrivati sulla v. Aurelia all’altezza
del bivio per Fregene, e abbiamo fatto colazione a base di panini
al salame e acqua della tanica che c’ha sapore di plastica,
lungo la strada per arrivare gli imbecilli si sono messi a correre
e io gli ho detto che me ne torno a casa, e dato che la cassa
la tengo io loro non possono continuare.
Fino a qui abbiamo fatto 36 km
Ore
12 benzinaio agip vicino a Ladispoli, per la sesta volta la
candela della vespa ha fatto pallino, la miscela al cinque fatta
da Guido è troppo grassa per il mio motore, e sulla via
Aurelia ha cominciato a darmi fastidio, fino a che siamo arrivati
a questo benzinaio e ho messo due litri di benzina, adesso dovrebbe
andare bene, siamo a 54 km percorsi.
Ore
14, siamo allo stesso benzinaio di prima, perché appena
ripartiti Claudio ha bucato la ruota dietro, e quando abbiamo
cercato di ripararla, ci siamo accorti che i ferri per smontare
la ruota erano legati col fildiferro sul motorino di Guido,
ma “lo sveglio” non ha le pinze per sciogliere i
ferri, perché se le è dimenticate in cantina,
per cui siamo dovuti tornare a spinta dal benzinaio che ci ha
prestato le sue pinze e abbiamo potuto riparare la ruota, quando
eravamo pronti per ripartire, era l’una passata e allora
abbiamo deciso di pranzare.
Mi è venuto qualche dubbio sul fatto che riusciremo a
mantenere il programma di viaggio, infatti a quest’ora
dovremmo essere a Piombino, ma gli altri mi dicono di non preoccuparmi,
perché il programma è puramente indicativo e gli
orari non sono rigidi….
Ore
18, percorsi 92 km, siamo arrivati a Santa Marinella intorno
alle 15 senza altri problemi, ma quando la strada ha cominciato
a costeggiare il mare, ci ha preso caldo e ci siamo fermati
a fare un bagno rinfrescante, poi Claudio ha fatto amicizia
con quattro ragazze che stavano in spiaggia, e tra un bagno
e una chiacchierata, siamo rimasti in spiaggia fino a quando
le ragazze sono andate via, ma ci hanno dato appuntamento per
stasera dopo cena sulla passeggiata di Civitavecchia, e dato
che mia nonna abita proprio a Civitavecchia, adesso andiamo
da lei e ci accampiamo in giardino per la notte, poi domattina
presto ripartiamo, in un paio d’ore siamo a Piombino e
prendiamo il traghetto.
Sabato
5 giugno ore 11 e mezzo, ci siamo appena svegliati,
ieri sera le ragazze conosciute al mare ci hanno dato buca,
però mia nonna cucina sempre bene e ci ha fatto mangiare
alla grande, poi in giro per Civitavecchia a cazzeggiare fino
a quando dopo mezzanotte c’è stata una discussione
con due del posto che facevano i coatti col motorino, allora
visto che noi eravamo in tre, ci hanno detto di aspettarli che
andavano a chiamare gli amici loro…..
Siamo tornati a casa di mia nonna che per dormire ci ha lasciato
il salone senza dover montare la tenda, meglio così,
perché eravamo stanchi morti.
Ore
16 percorsi 149 km ci sorge un dubbio, siamo ad un incrocio
su una strada in mezzo alla campagna, ci sono tre indicazioni,
una dice che questo posto si chiama “Piana del diavolo”
e l’altra Manciano o Ischia di castro dalla parte opposta….
Questa mattina dopo aver messo miscela, siamo ripartiti da Civitavecchia
verso mezzogiorno e mezzo, abbiamo superato Tarquinia e poi
ci siamo fermati a mangiare vicino ad un banchetto che vende
frutta e verdura, in uno slargo della strada sotto gli alberi.
Il fruttarolo ha cominciato a chiacchierare con noi e ci ha
detto che subito dopo Montalto di castro, a due km c’è
sempre il posto di blocco dei carabinieri e sequestrano i motorini
modificati, per evitarli abbiamo deciso di fare qualche strada
interna, e così abbiamo lasciato la via Aurelia a Montalto
e siamo andati verso la campagna.
Abbiamo incrociato un paio di stradine, ma ci sembravano troppo
piccole per non essere locali e abbiamo proseguito fino a qui,
adesso stiamo decidendo verso dove andare.
Abbiamo deciso di andare verso Ischia di castro, perché
è un nome più marinaro di Manciano
Finalmente, ripartiamo, che questa Piana del diavolo mi sembra
il deserto del Nevada e non abbiamo incontrato neanche una persona
per chiedere un’informazione.
Ore
18 percorsi 178 km, Santa Cocacola, fortuna che hanno fatto
le lattine…. Alla marmitta del motorino di Guido gli si
è dissaldato lo spillo, e di conseguenza si è
staccato tutto il silenziatore, e faceva un rumore pazzesco,
pericoloso perché se lo sentono le guardie il sequestro
è assicurato, poi io stavo bevendo l’ultima lattina
di coca, e a Claudio gli è venuta l’idea, allargato
il buco della lattina, l’hanno infilata sul pezzo conico
dove iniziava lo spillo e poi l’hanno bloccata col fildiferro,
così il rumore della marmitta è diminuito parecchio,
certo sembra più il rumore di una motozappa che di un
motorino da cross, ma per ora va bene.
E intanto passata Ischia di Castro siamo finalmente arrivati
su una collinetta da dove in mezzo agli alberi si vede l’azzurro
del mare, Claudio dal calcolo dei km fatti dice che dovremmo
essere arrivati verso l’Argentario, e se ci sbrighiamo
facciamo in tempo ad arrivare a Talamone e farci un bagno.
Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare ad arrivare all’isola
d’Elba, ancora troppo lontana, quindi il programma è
che domani mattina tornando verso Roma ci fermiamo al mare ad
Ansedonia, e nel pomeriggio rincasiamo.
Ore
18,30 percorsi 182 km, Guido sta urlando contro Claudio che
se uno non conosce le strade come minimo si deve portare la
carta geografica….. Claudio gli sta rispondendo che la
colpa è sua che porta iella, e che se non si fosse voluto
fermare vicino al fruttarolo a quest’ora stavamo all’Elba…
Il problema è che quando siamo arrivati vicino a quello
che doveva essere il mare, abbiamo visto che era un lago, grande
e con delle isolette al centro, ma sempre un lago, e non abbiamo
idea di che lago è, o di dove siamo finiti, un cartello
stradale indica come località Capodimonte, ma Capodimonte
non sta vicino a Napoli? E vicino a Napoli ci sono laghi così
grandi, e poi non si dovrebbe vedere il Vesuvio da qualche parte?
Ore
20 Percorsi 199 km, è il lago di Bolsena, quando dentro
a Capodimonte lo abbiamo chiesto a un signore pensava che lo
prendessimo per il culo, poi gli abbiamo raccontato come eravamo
arrivati e lui mentre rideva ci ha detto dove eravamo, poi ci
ha detto che seguendo il lungolago si arrivava a Montefiascone
dove passa la via Cassia che ci riporta a Roma senza rischio
di perderci un’altra volta.
Domenica
6 giugno ore 10, che mal di testa.
Ieri sera appena arrivati a Montefiascone mentre Claudio e Guido
dovevano montare la tenda su una piccola spiaggia e accendere
il fuoco, io sono andato a fare la spesa per la cena, ho comprato
una pagnottona di pane, la porchetta, le mozzarelle, le salsicce
fresche, il provolone piccante e due bottiglioni di vino uno
bianco e uno rosso, per l’acqua ho riempito la tanica
a una fontanella.
Quando sono tornato con la spesa, i due idioti non avevano montato
la tenda, non avevano fatto il fuoco, ma si stavano facendo
il bagno nel lago. Allora ho cominciato a tirargli i sassi per
farli uscire dall’acqua, e loro sono usciti chiedendo
pietà, bastardi, io li ho perdonati e loro mi hanno buttato
in acqua vestito, fortuna che portavo solo i pantaloni e la
camicia, e il maglione e il giacchetto sono rimasti asciutti,
comunque mi vendicherò.
Dopo acceso il fuoco e messi i miei vestiti ad asciugare abbiamo
mangiato, logicamente non ci siamo portati il coltello e abbiamo
dovuto strappare le cose come i selvaggi, però il vino
bianco era buono e pure quello rosso, le salsicce invece erano
crude…
Claudio appena ci siamo svegliati ha preso la vespa ed è
andato a rimediare la colazione, mentre Guido appena alzato
si è messo a vomitare nel lago.
Magico Claudio , ha portato per fare colazione un bottiglione
pieno di cappuccino e una colomba di Pasqua, che s’è
fatto regalare dalla barista dove ha comprato i cappuccini.
Ore
12, percorsi 234 km, stiamo facendo miscela ad un grosso distributore
sulla via Cassia, siamo appena partiti da Montefiascone, Guido
c’ha una faccia da zombie e non parla con nessuno, Claudio
guida scalzo perché prima di venire via dalla spiaggia
si è messo a camminare sul bagnasciuga col motorino,
e si è impantanato, così ha messo i piedi nell’acqua,
e adesso c’ha le scarpe legate al manubrio per farle asciugare,
io c’ho ancora un po’ di mal di testa ma sta’
passando.
Il benzinaio ci ha detto che per Roma ci sono da fare 110 km.
Ore
14 percorsi 266 km, siamo fermi a Vetralla, e ci stiamo mangiando
un po’ di pizza.
Avevamo appena superato Viterbo, quando ci hanno fermato a un
posto di blocco dei carabinieri, e il maresciallo ha detto che
ci doveva sequestrare i motorini perché modificati, rumorosi
e poi dovevano controllare se erano rubati.
Noi abbiamo cominciato a dire ma dai siamo bravi ragazzi, i
motorini fanno rumore perché come si vede c’hanno
la marmitta rotta, volevamo farla risaldare, ma oggi è
domenica e non troviamo nessuno che lo fa, però dobbiamo
proprio tornare a Roma, le famiglie staranno in pensiero, il
figlio del maresciallo dei carabinieri di Primaporta è
amico nostro, se gli telefona lo potrà dire anche lui….
Per farla breve, il maresciallone ci ha fatto un cazziatone
coi fiocchi, ma poi ci ha lasciato andare via senza farci niente….
Forse perché era ora di pranzo……
Insomma una bella strizza, ma adesso ripensandoci ci viene da
ridere….
Ore
17, percorsi 299 km, siamo arrivati a Settevene, e ci siamo
fermati a un baretto lungo la strada, abbiamo preso una bottiglia
di coca grande, e ci siamo messi a bere al tavolo sotto alla
pergola, poi abbiamo preso la seconda bottiglia, e quando è
finita eravamo gasati e la gara di rutti è cominciata
da sola, ma poco dopo la padrona del bar è uscita fuori
con la scopa in mano e ci ha cacciato via in malo modo, e così
non ha vinto nessuno, allora ci siamo andati a sbracare su un
praticello sotto gli alberi al fresco, e adesso ripartiamo.
Ore
19, percorsi 342 km, tornando a verso Roma abbiamo deviato per
Formello, in modo che se arrivando a Primaporta incontriamo
qualcuno che ci conosce veniamo dalla via formellese, siamo
fermi al bar del quarto km e stiamo mettendo a punto una storia
comune da raccontare alle famiglie sui tre giorni passati a
Formello da Francesco.
Tutto sommato è stata una grande avventura e ci proponiamo
di rifarla, magari organizzati meglio, e anche se non siamo
andati all’isola d’Elba, ci siamo divertiti e siamo
diventati come fratelli.
Ma adesso è ora di tornare a casa, godiamoci questi ultimi
cinque km che ci mancano.
Qui
finisce il diario di viaggio dei tre ragazzotti poco più
che quindicenni, quello che non c’è scritto è
che la nonna di Robby aveva parlato al telefono con i suoi genitori,
dicendogli che erano matti a dare il permesso a un ragazzino
di andare in giro per l’Italia con la motocicletta, e
loro avevano avvertito i genitori di Guido ed i miei.
Morale della favola gli arditi viaggiatori presero qualche schiaffo
paterno e/o materno, fummo cazziati a dovere in modo continuativo
per una mesata, ma soprattutto vennero fatti prigionieri i motorini,
ed il carceriere era il portiere del condominio, che li rinchiuse
in una cantina, da dove furono liberati solo dopo tre mesi,
all’inizio di settembre, e in tale occasione i miei genitori
mi dissero: “ tra due mesi fai sedici anni, è ora
che ti comporti da persona seria, che quello che è successo
ti serva da lezione”
Io la lezione l’ho capita, e infatti da allora i viaggi
in moto li organizzo meglio, e soprattutto evito sempre di passare
dai parenti.
KLAUS