di Angelo Mantegazza
Ci
sono dei giorni strani, ti svegli e capisci che tutto sarà
grigio,
È nell’aria, non sai perché, non sai da dove
arriva quella sensazione,
Ma è li, è tua , ti sovrasta.
Evadere, fuggire, da solo, senza nessuno che ti segua , solo con
I tuoi pensieri.
In questi giorni, uno solo è il rimedio, metto il casco e
via, la meta è una e solo una ;Civenna.
Parto da casa , Sovico, il cervello comincia a pescare nei cassetti
della memoria.
Albiate, penso a volte sono le piccole cose che ti colpiscono, I
dettagli, nel bene e nel male.
Seregno, prendo la statale valassina, quante volte ho fatto questa
strada, la potrei fare a occhi chiusi, quanti pensieri.
Giussano, rotonda sempre diritto, cerco di capire cosa succede,
cosa mi manca. Forse “Lei” non so bene quale , ma forse
è lei,
Che è stata il mio primo vero amore, ci bastava poco , la
mia vespa e via verso il lago, un gelato e qualche bacio.
Arosio, sempre diritto, o forse era “lei” mi sembra
ieri, avevo 19 anni o giù di lì, la prima “morosa”,
andavo a prenderla la sera, a casa sua, dovevo salire e la madre
mi offriva il caffè .
Una macchina che non era un gioiello, gli amici al bar due chiacchiere
e poi via.
Lurago d’Erba, alla piccola rotonda si prosegue sempre diritto,
comincia il sali e scendi, la collina prima del monte.
E penso, a tutte le “mie” donne, a quelle rincorse per
nulla, a quelle rubate ad un altro, a quelle che mi hanno rubato,
o semplicemente, se ne sono andate con un altro, ad ognuna di loro
ho regalato il mio cuore, non un pezzetto, un cuore per nuovo per
ognuna.
Sono convinto di aver avuto tutte le più belle donne del
mio mondo. Brave ragazze, ingenue o puttane, le puttane si pagano,
a volte non hanno voluto soldi, le ingenue ti insegnano che l’ingenuo
sei tu, le brave ragazze , le ho pagate tutte e molto care.
Monguzzo, sulla sinistra un night club, il valentino’s garden,
Quante volte ho tirato mattina lì dentro, tirare mattina
sembrava essere il mio sport preferito. Tornare all’alba,
distrutto dalla stanchezza dal vino e da chissà cos’altro.
Ho passato notti con chiunque, pittori, artisti, ubriaconi, amici,
travestiti, carabinieri, ricercati, spacciatori, semplici tira tardi.
Molte volte sono finito steso sotto un tavolo o sui divani di un
locale, quasi sempre sono tornato a casa, non mi ricordo come, a
volte a casa mi hanno portato, un paio di volte ho centrato un muro.
Erba, dopo una rotonda, al semaforo a destra, si sale .
Tra le mie donne non scordo mia madre, un sorriso dolce una vita
Di lavoro, mai stanca, mi accarezza la testa ancora, sono il suo
bambino, anche se ho 40 anni. Mia nonna, mi ha tirato grande, mia
nonna , latte, biscotti e lunghi racconti, tanti racconti da scriverne
un libro. Ha passato due guerre mondiali, la prima da bambina, la
seconda da madre, dar da mangiare ai suoi figli, sempre, a costo
di rubare due sacchi di grano, I fascisti in casa che cercano quei
sacchi, e lei tranquilla quel sorriso dolce la parola calma, forse
un caffè offerto a quei militari, non trovano nulla e se
ne vanno, era nascosto bene quel grano, era per I suoi figli quel
grano, non è peccato rubare per sfamare I figli, anche le
bombe a mano e la pistola che aveva in tasca non hanno trovato,
grande la mia nonna,
Ha buttato tutto nel gabinetto in fondo al cortile, passando in
mezzo a alla gente, come se nulla fosse.
Canzo Asso, manca poco, tra poco si scollina, penso agli amici,
a quanti non vedo da un sacco di tempo, lontani da qualche parte,
oppure sposati, cambiano le abitudini, le mete, cambia tutto.
Penso a quelli che non vedrò più, andati, per sempre;
ciao a tutti.
Rivedo I sorrisi di alcuni e le litigate con altri, chi mi ha deluso,
chi mi ha portato via la donna e chi invece ho fregato io.
Quante facce, quanti ricordi.
Passo del Ghisallo, si scende, la chiesa della madonna delle due
ruote e a fianco il ristorante del mio matrimonio.
Pensi anche a quello, felicità, passione, delusione, rimpianto.
Non tutto è felicità, ma quello che era ti manca.
La passione, è il ricordo ancora indelebile, di notti infuocate.
Il rimpianto, di non aver fatto, forse qualcosa in più, ma
forse l’ho fatto.
La delusione, la mia me la tengo, si sa mai che serva a non sbagliare
ancora. Se ho deluso gli altri non so, ma ho pagato tutti I mie
sbagli.
Civenna; sono arrivato, sul parcheggio con vista sul lago, il monumento
ai motociclisti, è lì, come sempre lo tocco con la
mano, rivolgo un pensiero al mondo, niente sigaretta, non fumo più:
mille volte l’ho già detto. Ancora una volta ho resettato
il cervello.
Casco, guanti, accendo il motore e l’ultimo pensiero affiora
nella mia mente; torno a casa dal lago? O ritorno per la strada
del’ andata?
Ma si, a destra, Bellagio, il lago.