di Angelo Mantegazza
DRIINN
DRINN DRIIN
Porca puttana cos’e’ sto rumore
DRIIIINN DRIIIN
O cazzo la sveglia, ma che cazzo di ore sono?
Vacca zozza nooo
Come al solito ho sbagliato a puntare la sveglia, succede sempre
così, quando devo partire; soprattutto se la sera prima si
festeggia un po’.
Guardo l’ora , l’appuntamento era x un ora fa’,
e va be’ anche sta’ volta mi tocchera’ pagare
la colazione allo sceriffo.
Mi alzo pigramente e cerco di rimettere in ordine le idee; una voce
dall’altra stanza mi ricorda che sono ospite!! E’ si
, da quando mi sono separato sono ospite dei genitori.
Rimetto in ordine il letto, preparo in fretta le mie cose , e in
un attimo sono fuori,
Porcaccia zozza,piove;
Non e’ il modo migliore di cominciare un week end in moto,
meglio non pensarci.
Guardo “la rossa” detta anche JOHN HOLMES , no niente
di erotico, solo che e’ lunga e dura da guidare, chiamarla
cancello, non mi piaceva.
Fisso la borsa sul serbatoio, il motore parte come al solito, mezzo
giro e via, si mette a girare come fosse un regista di un film
Casco, guanti, dentro la prima e si parte x un altro viaggio.
In un attimo sono al bar del SERGIO, e’ come pensavo , il
ritardo e’ pesante e lo sceriffo e’ già partito,
Lo sceriffo, e’ un soprannome, forse dovuto al fatto che CLAUDIO
non sopporta troppo le forze dell’ordine.
John holmes e’ dall’altro lato della strada che mi guarda
con l’unico occhio, e’ gia calda e pronta a partire,
come la bimba di ieri sera, I due cilindri sono caldi, come le tette
della FRANCI, sparate verso l’alto, solo che la FRANCI ieri
mi ha dato buca.
Spengo la camel che non e’ ancora a meta’, e che cazzo
dopo il caffe’ una paglia ci vuole.
Spingo il pulsante dello starter e il motore parte come un orologio;
altro che donne!!!
Direzione autostrada, conoscendo lo sceriffo ha preso la statale,
e con l’autostrada posso guadagnare un po’ di tempo.
La pioggia non accenna a diminuire e fa anche un freddo porco, la
primavera non vuole arrivare quest’anno, l’asfalto rotola
sotto le ruote di JH, quando viaggi solo i chilometri si dipanano
come i pensieri , il lavoro, gli amici le discussioni, le donne
,le donne, quelle maledette donne a cui non sappiamo rinunciare,
Sgombro la mente con una canzone, se mi registrassero mentre viaggio,
vincerei facilmente il festival di san remo.
Porca zozza mi devo essere distratto troppo con l’ultima canzone
quasi non vedo l’uscita di PIACENZA.
Se I mie calcoli non sono errati uscendo qui dovrei facilmente raggiungere
lo sceriffo.
prendo la statale x PARMA , se mi ricordo bene piu’ o meno
a meta’ strada c’è’ un’osteria dove
ci siamo fermati spesso, forse perché hanno un gutturnio
che e’ una favola.
La pioggia non accenna a diminuire, anzi, sembra che si siano aperte
le cataratte del cielo,
Come d’incanto in mezzo alla pianura ecco comparire un casolare,
e’ il posto che cercavo.
Fuori, ci sono parcheggiate alcune moto; custom, tutti motociclisti
incazzati quelli che guidano le custom
Non vedo l’incrociatore, il bmw k100 rt, dello sceriffo lo
chiamo cosi’
E che caspita , un caffe’ ci vuole.
Tolgo il casco, I guanti, la tuta antiacqua, mi accendo la camel
ed entro nel bar, quasi come in un film sui cowboy.
Il barista mi conosce, almeno di vista, io e lo sceriffo ci saremo
fermati una ventina di volte, lo saluto e chiedo
“ caffe’ e sambuca grazie”
Faccio un cenno di saluto ai motociclisti seduti al tavolo alla
mia sinistra
Uno di loro si alza e mi viene in contro; ma tu guarda chi si vede,
“PRINCIPESSA” è proprio vero che il mondo è
piccolo, e che dove c’è il vino buono c’è
anche un amico, in questo caso un’amica.
Principessa è una vita che la conosco, I primi passi su una
moto si può dire che li ha fatti con me, ma da allora ne
ha fatta di strada.
“ciao CONTE che ci fai da queste parti?”
un bacio ed un abbraccio sono il minimo per salutarla
“ci faccio quello che ci fai tu , prendo acqua e faccio km
in sella alla vecchia JOHN HOLMES”
“ ancora con quel pezzo di ferro sotto il culo? Allora è
proprio vero che se non sono maggiorenni non ti piacciono, almeno
le moto”
“lo sai principessa troppo giovani, troppo nervose e difficili
da far ragionare; e non parlo solo di moto”
“hai ragione caro CONTE, sei solo?”
“non proprio, come al solito mi sono svegliato tardi e lo
sceriffo è partito senza aspettarmi”
“ sempre voi due? Se non vi conoscessi bene avrei dei sospetti,
comunque da qui non è passato”
“no problem, di sicuro prima del passo della cisa lo becco”
accendo un’altra camel, mi avvicino al tavolo e saluto il
resto della banda, pago il caffè un bacio alla principessa
ed esco, il tempo sembra essere un po’ più clemente,
almeno ha smesso di piovere, il motore borbotta rotondo e spinge
quanto basta,
guardo negli specchietti, alle spalle nuvole nere e minacciose,
davanti una schiarita e la strada che comincia a salire dolce, sulle
colline appena passata PARMA.
Un gruppo di case, l’insegna di un bar e una moto parcheggiata
vicino all’ingresso; è proprio l’incrociatore
dello sceriffo, penso tra me e me
Mamma mia quanto conosco il pollo.
Non mi sono ancora fermato che un urlo dello sceriffo, in piedi
all’entrata del bar , mi investe come una locomotiva.
“ bastardo di un finocchio”
gli rispondo con un classico “vaffanculo”
è bello quando due amici si incontrano
“ sei rimasto a letto ancora? Ti devo regalare una sveglia
grande come un campanile!! sicuramente ieri sera eri in giro come
tuo solito a fare il deficente”
gli rispondo con il secondo vaffa nel giro di un minuto
“offrimi da bere, invece di dire le solite minchiate”
sembriamo due vecchie checche rintronate che litigano
succede sempre cosi ma in fondo è un gioco che ci piace
Il bicchiere di rosso accompagna degnamente il panino col crudo,
seduti fuori scaldati da un tiepido sole, ci si lascia rapire dai
pensieri , da queste parti ci sono passato venti anni prima , con
una morini 350 sport, la mia prima moto vera ,
Al tempo il traffico quasi non esisteva e l’incoscienza dei
vent’anni condita da un misto veloce di curve entusiasmanti
,
Ci sembrava di essere dei veri piloti! Con I nostri giubbotti di
pelle e il casco che allora non era obbligatorio , mi ricordo che
ci bevemmo d’un fiato tutte le curve fino su in cima , chi
arrivava primo non era importante , era l’ultimo che pagava
la sambuca , mi ricordo che ci prendemmo gioco di un amico che con
la sua honda 350 arrivo’ con un minuto di ritardo anche perche’
, appena partito la moto si spense perche’ in riserva
Ci trovo’ tutti e tre con la sigaretta in bocca , che avevamo
prima accorciato piu’ di meta’ per far credere di essere
arrivati da un po’ di tempo.
Basta coi ricordi si parte , dall’altra parte ci attende qualcosa
di speciale , io davanti come sempre e lo sceriffo dietro ad una
ciquantina di metri , si sale verso la cima , ritmo allegro ma che
lascia il tempo di guardarsi un po’ in giro , ogni tanto ci
sorpassano gli smanettoni del luogo , con le loro tute colorate
e le moto di ultimo grido , qualcuno ci guarda con l’aria
di chi ha trovato un doppiato durante l’ultmo giro buono di
qualificazione.
Siamo in cima , scolliniamo decisi senza fermarci , la discesa culla
il nostro andare a spasso , non so perche ma quando si passa dall’altra
parte il tempo cambia , anche stavolta è così , il
sole piu’ caldo e deciso aiuta il morale , siamo gia in vista
di Bagnone , un bel paesino sul torrente omonimo dove conosco due
o tre posti che meritano una sosta , l’osteria “ai fondi”
o la trattoria “da bicchierai” dove fanno dei testaroli
al pesto stupendi , ma non ora non c’è tempo , magari
sulla via del ritorno.
Scendiamo ancora superiamo Aulla e siamo a bocca di magra sul tirreno
, la vista del mare per un pedemontano come me dopo un inverno di
nebbie e pioggia è una vera bellezza , svoltiamo a sinistra
sulla statale che costeggia il mare in direzione sud , ci godiamo
la vista e la strada , siamo quasi
arrivati alla meta di questa giornata proprio nel centro di Carrara
si gira di nuovo a sinistra e dopo un bel viale molto largo la strada
stringe e comincia a salire , ai bordi della strada dei residui
di marmo e più si sale e più marmo si trova , ad un
tratto si entra come in una valle della luna , tutto bianco ovunque
ti giri e dopo un ultima curva eccoci a COLONNATA un paesino di
10 case ma famoso nel mondo per il suo lardo.
Sono passati piu’ di vent’anni dalla prima volta che
sono stato qui e tutto sembra fermo ad all’ora , un ultimo
tornante piuttosto largo ed entri in una piazzetta lastricata di
marmo bianco , penso che in nessun altro paese del mondo si trovi
una piazza così .
Posteggiamo le moto vicino alla lapide dedicata agli anarchici morti
per la liberta’ , una stradina porta al monumento al cavatore
, posto vicino ad una piccola chiesa in cui entro sempre , in fondo
al mio essere ateo dichiarato , c’è un tratto spirituale
che mi fa stare bene ed in contatto con un’entità superiore
, ma che succede solo in pochi luoghi di quelli che finora ho frequentato.
Siamo seduti nella solita osteria , quattro nonnetti chiacchierano
seduti al tavolo accanto , ordiniamo un tagliere di salumi accompagnati
da una bottiglia di rosso , sarebbe una scortesia non offrire un
goccio ai nostri vicini che ci ringraziano invitandoci al loro tavolo
, dove ci raccontano storie sul paese , il lardo , le donne, ah
le donne! In una maniera o nell’altra si finisce sempre a
parlare di loro , anche a ottant’anni.
Mando un sms alla principessa, per sapere dove è arrivata
con la sua banda di bikers , nessuna risposta , sicuramente è
ancora in viaggio.
Noi decidiamo di fermarci per la notte, niente tenda e sacco a pelo
, che restano legati sul sellino posteriore di JOHN HOLMES ,una
piccola locanda in paese oltre ad un buon pasto offre anche delle
camere per la notte.
Non è ancora l’ora di andare a dormire, la serata è
tiepida, un buon sigaro è sempre un ottimo compagno in questi
casi e forse la scusa per riempire il bicchiere e tirare tardi parlando
di moto con lo sceriffo.
L’indomani la sveglia non è salutata con riguardo da
nessuno di noi due, ma dopo una doccia ed una buona colazione a
base di coca cola, per svegliare anche lo stomaco, ci rimettiamo
in viaggio, decidiamo come al solito per la via più lunga,
addirittura ritorneremo verso PARMA, passando per il passo del LAGASTRELLO
, salendo da AULLA verso il passo la strada è stretta ma
dolce e piacevole,in cima c’è un piccolo punto di ristoro,
proprio a ridosso di un lago formato da una diga, poi si comincia
a scendere piano piano, sembra quasi che la discesa duri il doppio
della salita.
La natura del posto invita a procedere senza fretta, gustandosi
il viaggio e il susseguirsi delle curve, giungiamo quasi al termine
della strada, ad un tratto il paesaggio cambia decisamente, il bosco
e la collina si mischiano ai salumifici di LANGHIRANO,
Certo che sembra sempre più un tour gastronomico, ma forse
è proprio questa l’essenza del girovagare in moto,
almeno per noi due visto che l’unico modo per convincerci
a fermarci è l’insegna di una trattoria.
Una strada la puoi fare e rifare 100 volte, ogni volta ti si mostra
in una maniera diversa, altri colori, altri odori, cambiano, le
strade cambiano continuamente, la prima volta che sono passato sul
LAGASTRELLO avevo 16,17 anni una vespa 125 px nera ed una voglia
matta di essere motociclista, direzione TOSCANA, FORTE DEI MARMI
e poi isola D’ELBA, era come andare sulla luna, prime vacanze
in moto e molti meno anni di adesso, sembra ieri.
Le ruote scorrono allegre sulla strada, dietro ogni angolo provi
ad indovinare cosa troverai, se troverai ancora quel bar dove ti
sei fermato e chissà se dietro al bancone ci sarà
ancora quella ragazza bionda con le tette grosse che mi sorrideva,
non perchè io fossi particolarmente bello, solo che la polvere
della strada aveva lasciato il segno degli occhiali sulla faccia.
Ti fermi e il bar è diventato un pub, dietro al bancone un
giovinastro con i capelli lunghi impegnato col telefonino, che quasi
non ti nota.
Lo sceriffo è come al solito 50 metri dietro, un cenno e
mi raggiunge, sono ormai più di 4 ore che guidiamo, PARMA,
MODENA,BOLOGNA, è già un po che siamo sulla statale
porretana, all’altezza di PAVANA ci decidiamo ad una sosta
Il culo è quasi piatto, le gambe mi fanno male, non meno
della schiena ma bastano quattro passi un panino e un bicchiere
di rosso, tutto dimenticato, soprattutto dopo caffè, sambuca
e sigaretta e poi siamo a PAVANA, se butta bene si potrebbe incontrare
FRANCESCO GUCCINI, se lo dico allo sceriffo, scommetto che si incazza
come una iena.
Il panino non era il massimo, mentre guido mi si rinfaccia continuamente,
nella mente una canzone, “lunga e diritta correva la strada,
forte il motore cantava , non lo sapevi che c’era la morte
quel giorno che ti aspettava” mi sa che è meglio che
cambio genere o almeno canzone, ”ma se io avessi previsto
tutto questo, dati cause e pretesto, forse farei lo stesso, mi piace
far canzoni e bere vino mi piace far casino” bè così
va già meglio, scendiamo verso PISTOIA e poi puntiamo decisi
verso FIRENZE, la sfioriamo appena, non c’è tempo per
una sosta, questo è solo un week end, le nuvole che avevamo
lasciato ieri a PIACENZA, sembra che ci stiano per raggiungere,
mi fermo e decido di mettermi la tuta dell’acqua, lo sceriffo
comincia con le sue teorie,” ma cosa te la metti a fare, non
vedi che sono solo due nuvole di merda, che fra tre minuti saranno
chissà dove, motociclista del menga, ha paura di un poco
d’acqua”
Ripartiamo e dopo qualche kilometro ci dobbiamo fermare di nuovo,
giove pluvio si sta scatenando sopra di noi e anche quella zucca
marina di CLAUDIO decide per la tuta.
Salendo verso BARBERINO DEL MUGELLO, di nuovo gli appennini a fare
da sfondo al nostro viaggio.
Ci libriamo leggeri, seguendo il ritmo di una strada che, sembra
dipinta da un CARAVAGGIO, la collina , penso, è il paesaggio
ideale per chi come noi ama guidare una moto, il saliscendi, le
curve, una di seguito all’altra, è qualcosa di molto
simile al volo.
La direzione è ormai quella di casa, con il giorno si spegne
anche questo ennesimo fine settimana, sono convinto, un ottimo fine
settimana, nulla di speciale, due amici, due moto e una meta, non
necessariamente da rispettare, l’importante è andare.
Piu’ ci avviciniamo a MILANO, piu’ lo sceriffo rallenta
l’andatura, è un fatto fisiologico, non vuole finire
il giro, non vuole rinchiudersi in casa.
Io a casa ci torno volentieri, anche se già penso a dove
ci porteranno le nostre moto la prossima settimana.
Non passano due giorni, che lo sceriffo si fa vivo al telefono,
Come al solito la depressione è sua compagna, non si sente
a posto chiuso tra quattro mura, ha voglia di partire.