di Angelo Mantegazza
Un
piccolo bar, in provincia, una sera di primavera,
Sono
I primi anni 80, siamo un bel gruppo di amici, casinisti
Giovani, vent’anni o giù di lì, tutti pronti
a buttarsi a capofitto
Seguendo la prima idea che provochi un poco di movimento
O un emozione nuova.
Quella sera il CONTE sembrava avere un diavolo per capello,
Come al solito dietro il bancone del bar, SERGIO, un amico più
che un semplice barista, fratello maggiore di tutta quella banda
di giovani scapestrati.
“ ciao Sergio fammi un caffè ed una sambuca va là”
“ ciao CONTE sembra che ti ha morso una vipera, cosa è
successo?”
“ solita discussione con il mio vecchio”
“ho trovato una moto d’occasione, una morini spettacolare,
ma mio padre non ci sente per niente, mi tocca litigare in casa
per comprarmela.”
“ sei la solita testa di cazzo CONTE, invece di litigare
a muso duro, dovresti parlarci con tuo padre, forse otterresti
qualcosa in più”
penso ancora oggi che SERGIO conoscesse bene ognuno di noi,
sapeva come prenderci, ma a vent’anni l’impulso conta
più della ragione e poi penso che tutti I ventenni siano
in qualche modo in conflitto con un padre” che non mi capisce”
una canzone di GUCCINI dice, “ perchè a vent’anni
si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età”.
Il
sabato sera scorre lento, nel piccolo bar della provincia pedemontana,
lentamente il locale si riempie di gente, amici, fumo e caffè
si mischiano al brusio di sotto fondo e al suono del jukebox ,
qualcuno gioca a carte alternando la sambuca alle urla tra una
partita e l’altra .nell’altra sala GIACOMO gioca a
boccette mettendo in mostra tutti i sui colpi da maestro, che
crescevano contemporaneamente al tasso alcolico.
Una serata come tante e come tante altre sembra destinata a spegnersi
lentamente, ma ecco che qualcosa sembra scuotere l’aria
,è l’urlo di un tre cilindri , la kawasaki due tempi
di MARIO sembra bucare la notte, un lampo verde pisello che dalla
curva esplode come un proiettile, una secca frenata e il mostro
è posteggiato fuori dal bar, a fianco dell’aermacchi
arancio del GIACOMO.
L’attenzione della banda è attratta dal kawa, non
è molto che MARIO frequenta il bar, quanto basta per scatenare
la voglia di moto nei giovani leoni di provincia, è stato
lui , a portare il CONTE in quell’officina di VEDANO, dove
in un angolo faceva bella mostra una moto morini 350 sport, modificata
dal suo proprietario, sella rigorosamente ad un posto, serbatoio
in vetroresina , radiatore dell’olio, frizione a secco,
una vera moto da corsa.
I discorsi portano inevitabilmente alle moto, alle lunghe corse
che si faranno nelle calde sere d’estate , le strade della
brianza
Teatro di epiche sfide o semplici sgroppate con una ragazza seduta
sul sellino posteriore.
“Ciao CONTE, hai deciso se comprare o no quella moto?”
“ciao MARIO, certo che ho deciso, domani rompo il salvadanaio
e mi precipito a dare la caparra, avrò davanti a me una
lunga ennesima litigata col mio vecchio, ma che diavolo vuoi che
me ne importi, una più una meno non mi cambierà
di certo la vita”
era deciso, quella moto era già sua , qualunque conseguenza
, l’avrebbe affrontata successivamente.
Nel breve tempo di un paio di settimane, la strada fuori del bar
si era trasformata nei box del circuito di MONZA, I kawa 750 di
MARIO e MACISTE, le honda four 750 di DEDE, VALERIO e MAURIZIO
Il morini del CONTE, PAOLO e la sua stupenda kawa 500 , NATALE
con un honda 350 con uno scarico 4 in 1 da formula 1
PAOLINO , figlio del GIACOMO, con un suzuki 380gt completamente
carenato e con I colori ufficiali del team nava olio fiat di MARCO
LUCCHINELLI.
Ogni sera era buona per una sfida o un semplice giro magari fino
a CORTENUOVA dove da sempre si trova il gelato migliore del mondo,
una banda di allegri fracassoni pronti a lanciarsi a rotta di
collo dietro al primo che apriva la manetta, tutto quel girare
portava inevitabilmente a nuovi incontri, nuove conoscenze, un
mondo di strade , tutte da percorrere , curva dopo curva.
Pasqua ormai alle porte, occasione da non perdere per una tre
giorni in fuga da dal mondo, abbiamo deciso per un giro in TRENTINO,
PAOLO ha una casa dalle parti di ROVERETO , una sorta di buen
ritiro, dove lui il CONTE e DEDE, ogni tanto passano il fine settimana,
ci sono già andati anche in moto, con la vespa px del CONTE
e lambretta del DEDE, il loro primo viaggio in moto , passando
per BERGAMO, BRESCIA e la stupenda strada statale GARDESANA che
lambisce il lago più grande d’italia , il tratto
di strada lungo la sponda bresciana del garda è forse tra
le migliori in assoluto da percorrere in moto.
Si parte, finalmente è arrivato il sabato che precede la
pasqua
Le moto posteggiate con ordine davanti al bar, borse legate sul
sellino posteriore, quasi si sente nell’aria l’eccitazione
che pervade quei ragazzi.
La honda di NATALE ha un problema, dopo un attento esame si trova
una candela bruciata, meglio non rischiare il viaggio, ci consiglia
MARIO, che essendo il più esperto viene saggiamente ascoltato,
messa in garage l’hondina NATALE si siede dietro a VALERIO
sul suo 750.
MARIO ci saluta , non sarà della banda in questo viaggio,“signori
start your engine, accendete I motori” è il CONTE
che invita tutti a partire , con la tipica frase di rito al mitico
T.T. dell’isola di MAN in inghilterra, si parte finalmente.
Abbiamo deciso per l’autostrada, in nome del demone della
velocità, infatti dopo qualche km, si comincia a spalancare
la manetta mettendo alla prova I motori con lunghi tratti al massimo
dei giri, con il mento schiacciato sul serbatoio alla ricerca
della migliore posizione aerodinamica.
Eccoci finalmente all’uscita di ROVERETO SUD , da qui si
prosegue sulla statale verso MORI, RIVA DEL GARDA, è una
strada piuttosto veloce e pericolosa, molto trafficata esattamente
il contrario di dove si dovrebbe accettare una sfida, ma PAOLO
con il suo kawa sembra scalpitare, passato l’abitato di
MORI si comincia a fare sul serio e il CONTE e PAOLO si lanciano
al massimo su quella serie di curve veloci, una di seguito all’altra
in mezzo alle macchine che passano a pochi cm dai “piloti”,
così intenti alla guida non si accorgono che in senso contrario
sopraggiunge una macchina della stradale che, alla vista dei due
pazzi incoscienti, accende I lampeggianti, forse solo come segnale
di pericolo, se dovessero fare dietro front e mettersi all’inseguimento
sarebbe tempo sprecato, ma quei lampeggianti hanno sui due un
effetto contrario e si spalanca ancora di più la manetta
per sfuggire all’eventuale multa. Giunti a Loppio si gira
a destra, comincia la salita verso la VAL di GRESTA, 8km, da fare
tutti d’un fiato, curve conosciute una per una, le moto
salgono decise, allegre, molto allegre, fino all’arrivo,
PANNONE, il piccolo paesino dove la banda passerà il fine
settimana, all’ingresso si trova il distributore di benzina,
di DANILO, decidiamo di fermarci a salutarlo e di aspettare qui
gli altri, rimasti molto indietro, seminati dai due pazzi.
Saluti baci abbracci, grandi pacche sulle spalle e ammirazione
per le cavalcature, arrivano tutti e le battute si sprecano, si
sale un poco per la strada fino al bar della FLORA , anche la
gola ha diritto ad un po di ristoro, dopo qualche bicchiere siamo
pronti a scendere verso casa, sistemare I bagagli e prepararci
per la serata.
Siamo invitati ad uno spettacolo teatrale , organizzato dai ragazzi
del posto, basato interamente sulle musiche della BUONA NOVELLA
di DE ANDRE’ .
Seguiamo diligenti come scolaretti lo spettacolo, forse perchè
tutte le ragazze del paese ne fanno parte.
Più tardi al termine della recita, tra l’altro molto
bella e coinvolgente, siamo tutti invitati alla festa organizzata
dai nostri amici; e si sa festa vuol dire vino, ragazze, musica
e divertimento.
Il Conte e il Vale si buttano a capofitto nella serata, solitamente
in coppia anche a casa.
Il loro miglior repertorio di stronzate viene sparato come a mitraglia,
nel tentativo di far colpo su due ragazze.
Ci vuole tempo e qualche bicchiere di vino, la scusa di mostrare
Loro le moto, posteggiate giù vicino casa e si organizza
la fuga dalla festa.
Arrivati alle moto, tutti e quattro, si dimenticano dei mezzi,
impegnati come sono a scambiarsi efusioni.
Il Conte decide che fuori l’aria è fredda, invitando
ad entrare in casa le ragazze , la stufa a legna è ancora
accesa, bastano un paio di ciocchi di legno per ravvivarla.
Sembra che tutto fili via liscio , come nessuno forse sperava,
solo di una cosa si sono dimenticati, presi come sono sia loro
che le due ragazze.
La porta non è stata chiusa a chiave; Natale entra sparato
in casa gridando” eccoli dove sono I bastardi” seguito
a breve distanza da Paolo e da una decina di ragazzi del posto
tra cui un energumeno chiamato “il mondo” fratello
maggiore della ragazza abbracciata al Conte: il fratellone non
sembra del tutto d’accordo sul fatto che la sorellina si
stia intrattenendo in casa con il Conte.
Per fortuna le bottiglie sono sul tavolo al paro dei bicchieri
che si riempiono come d’incanto, qualcuno invita al brindisi
e tutto si stempera in qualche risata.
Due spaghetti, un poco di vino, qualche canzone e la notte passa
senza rendersene conto, quando tutti se ne vanno è quasi
l’alba, rientra anche il Dede, ubriaco, come il resto della
banda d’altronde. Resta un mistero dove sia stato tutta
la notte, non lo ricorda neppure lui, ha solo il tempo di crollare
vestito sul letto, con stivali e giubbetto, Paolo gli getta addosso
una coperta e buonanotte,; già sta russando.
Il sole è già alto, sono le 11 del mattino, qualcuno
da I primi segni di risveglio, Paolo si alza coraggioso e mette
sul fuoco una moka di caffè , qualche pezzo di legno nella
stufa e la musica dei Madness a manetta , per convincere tutti
ad alzarsi.
Nel giro di un’oretta la banda è pronta: “signori
accendete I motori” abbiamo deciso di fare tappa al Passo
Bordala, 1300 m di altitudine ed una baita dove si mangia benissimo.
La salita è breve, 6 km, con un paio di curve impegnative,
che si affrontano decise quasi ginocchio a terra.
Alla baita ci sono posteggiate altre moto, sono 3 motociclisti
tedeschi, li troviamo all’interno seduti ad un tavolo ,
un saluto e ci accomodiamo anche noi lì vicino; la proprietaria
è incuriosita dal nostro dialetto, si scopre poi che è
di origine comasca, vicini di casa quindi, quasi parenti: “cugini”
mi pare giusto.
Dopo gli antipasti , le bottiglie vuote sono 4, una bella partenza
non c’è che dire, I tedeschi si sono uniti a noi
e con tutte le difficoltà della lingua ,I due gruppi si
sforzano di farsi capire.
Al termine del pranzo, il caldo sole , invita ad una sosta sul
prato antistante, subito ci si sdraia alla meglio per una sana
dormita, favorita dalle abbondanti libagioni, imitati dai nostri
nuovi tre amici, uno dei quali riesce a battere il Dede nella
russata.
Un paio d’ore, sono sufficienti, per riprendersi dal pranzo
di pasqua. Salutiamo I tre tedeschi che ripartono per la loro
strada. Una delle cose che mi piacciono di più, nei nostri
viaggi in moto sono gli incontri, li ricordo sempre, sembra quasi
che le persone ti si fermino nella mente.
La discesa verso il paese, la prendiamo con la dovuta calma, a
metà strada , giusto all centro del paese di Ronzo, una
piccola deviazione a sinistra, una stradina quasi nascosta, porta
verso il passo Santa Barbara, un susseguirsi di tornanti stretti,
a dire il vero non il massimo del divertimento, ma dopo il passo
la strada scende dolcemente immersa in un bosco di larici e abeti
verso Arco di Trento, passato il quale ci si dirige verso Riva
del Garda, dove vale la pena di fermarsi per un giro sul lungo
lago.
Ci portiamo verso Torbole, per poi girare a sinistra, un lungo
rettilineo in salita, direzione Rovereto, al termine un largo
tornante, dolce ci si può fermare e godere di una vista
magnifica sul lago di Garda.
Continuando per la salita si entra in una stretta valle, dove
non molti anni fa c’era un lago, svuotato nel Garda messo
in crisi da una tremenda siccità. Più avanti ci
si ritrova a Loppio , ai piedi della salita per la Val di Gresta.
Anche questa volta la prendiamo allegramente, sempre più
allegra, il ritmo sale con più ci avviciniamo a Pannone
ma sono sempre il Conte e Paolo ad entrare per primi in paese.
Una breve sosta al bar della Flora, ne usciamo in compagnia di
alcuni amici e di un’intera cassa di vino bianco.
Fuori di casa, nel cortile, l’allegria torna a salire rumorosa,
La gente passa , saluta, alcuni salutano e se vanno , qualcuno
si ferma per un goccio di vino e finisce per non andarsene, unendosi
alla baraonda di canti e risate.
Finisce anche questa serata con il Dede steso sul letto, russata
incorporata, senza togliersi giubbotto e scarpe.
La mattina è tragica, il caffè non basta a risvegliare
le banda,
Nemmeno le cannonate buttano giù dal letto I debosciati,
È l’affermazione esatta del detto popolare; alla
sera leoni e alla mattina coglioni.
Verso mezzogiorno le moto sono pronte, le borse legate al serbatoio,
un poco di ordine nel’ appartamento, chiuso il gas delle
bombole e l’acqua, chiusa la porta, si parte.
In fila indiana uno alla volta si parte, giù per la discesa,
con calma, andatura allegra ma senza fretta, è la fine
del nostro primo viaggio da motociclisti veri, o almeno tali ci
sentiamo.
Nei giorni a venire, al bar, è tutto un raccontare di curve
ginocchio a terra, donne sedotte e abbandonate, una sorta di orgoglio,
per chi ha partecipato e una sottile invidia per chi è,
invece, rimasto a casa.
Al giovedì si riuniscono I soci del ;moto club monza, il
Conte e gli altri sono lì, precisi e ordinati, come le
moto parcheggiate fuori dal bar, vorrebbero aprire un loro moto
club, chiedono, si informano, ascoltano I discorsi degli altri
motociclisti.
Alle pareti, foto, mensole piene di coppe, si respira la moto
in quel posto. Sembrano dei bambini nel paese dei balocchi, tutto
quello che li circonda profuma gare, vittorie, viaggi, km, motociclette
d’epoca, campioni.
Alla fine della serata, escono felici , salgono sulle loro moto,
in tasca 10 tessere f.m.i. federazione motociclistica italiana:
quella sera era nato il “ moto club monza sez. Sovico.
Angelo, Paolo, Dede, Natale, Maurizio, Mario, Valerio, Paolo V.
Sergio, Tiziano.