di Klaus
Giovedì
di fine estate, le tre di notte, gli ultimi ritardatari vanno
via dal bar, Mimmo spegne le luci e chiude.
Ci
salutiamo, salgo in moto e torno verso casa, ma passo per Prima
Porta, almeno allungo un po' la strada.
Arrivo
davanti al cancello di casa, rallento per fermarmi, un attimo
di indecisione, accelero e passo oltre, a voce alta mi dico
:"non ho sonno vado a fare un giretto per Roma".
Via
Flaminia, viale di Tor di Quinto che fino agli anni 80 era illuminato
a giorno dai fuochi delle "battone" adesso è
deserto. Ponte Milvio, i netturbini stanno pulendo la strada
intorno al mercato con quella specie di cavalletta a scope rotanti,
e uno dei vigili che li accompagnano mi saluta con le dita a
V, ricambio il saluto e accelero verso lo stadio Olimpico, un
paio di viados ritardatari dicono qualcosa e uno si apre la
giacca sventolando le tette, (notevoli) chissà se sono
di plastica? Mi tengo la curiosità e arrivo a piazzale
Clodio, davanti al tribunale i poliziotti di pattuglia mi guardano
con l'aria indagatrice dell'uomo che sa
. L'uomo in uniforme
..
Arrivo
a piazzale degli Eroi, la fontana al centro fa sempre un bell'effetto,
acqua e luce e vento si incrociano, disegnano in aria delle
immagini iridescenti e bagnano la strada.
Piazza Pio XI di fronte c'è l'Olimpica (via Leone XIII),
dove una volta si facevano le corse clandestine con le moto,
vado a destra, salgo per via Gregorio VII e arrivo a piazza
Irnerio, poche macchine in movimento, tutti i semafori lampeggiano
sull'arancione, giro a sinistra sono sull'Aurelia, guidato dall'effetto
albero di Natale dei semafori supero il Raccordo ed esco dalla
città.
L'aria
in faccia è più fredda e si cominciano a sentire
i profumi dell'erba, l'asfalto scorre sotto la moto, le marmitte
riempiono il silenzio con un suono roco e costante, la strada
è deserta e la luna illumina le colline intorno, le curve
si avvicinano e finiscono una dopo l'altra, con un ritmo quasi
ipnotico, respiro profondamente e uno dopo l'altro supero i
cartelli che indicano Fregene, Torre in Pietra, Maccarese, Passoscuro,
San Nicola, Ladispoli, Santa Severa.
La via Aurelia si insinua tra le case di Santa Marinella e mi
rendo conto di avere fatto cinquanta chilometri senza accorgermene,
la strada prosegue serpeggiando lungo la scogliera, l'odore
è quello del mare di notte e delle alghe che marciscono
sulla spiaggia, arrivano le prime case di Civita Vecchia, la
città dorme ancora, sono le quattro e mezzo, disseto
la moto ad un distributore automatico, mi fumo una sigaretta
e, la strada mi richiama
.
Lascio
alle spalle le case e comincio a salire verso i monti della
Tolfa, la strada è stretta, l'asfalto rovinato e le curve
diventano sempre più chiuse. La luna è scomparsa,
gli alberi sono fitti intorno alla strada e formano una specie
di tunnel, l'unica luce è quella del faro, intorno è
tutto nero, l'impressione è di avere i paraocchi, fuori
dal cono luminoso è il nulla.
Esco dall'ennesimo tornante e mi attacco ai freni, in mezzo
alla strada c'è un ostacolo, mi avvicino piano e prende
forma, un maiale enorme, la coda arricciata, la pelle tra il
rosa e il grigio, gli occhietti brillano illuminati dal faro.
L'animale
sembra incerto, poi comincia ad avvicinarsi annusando l'aria;
sono molto preoccupato, mi sembra più grosso di me con
tutta la moto.
Valuto
se è il caso di tentare un'inversione rapidissima con
relativa fuga, ma non ho idea di quanto vadano forte i maiali,
e sicuramente su queste curve vanno più forte di me.
Cerco
nella memoria e non trovo ricordi di uomini aggrediti da un
maiale, so che a volte i maiali hanno mangiato qualche personaggio
che doveva sparire, ma in quel caso lo hanno trovato nella mangiatoia.
E
se fosse un maiale mannaro?
Mentre
continuo a valutare la situazione, immobile con un piede in
terra e la frizione tirata, l'animale scarta lateralmente e
si infila nel bosco
.. Lascio la frizione e parto a razzo,
con i trecento chili di motocicletta che toccano appena l'asfalto
solo con la ruota dietro, seconda, terza, ricomincio a respirare
e, mi riattacco ai freni per fare la curva successiva.
Ripensandoci decido che il maiale ha più paura di me
che io di lui, o forse è che lui va a piedi, comunque
fatto sta che l'uomo si mangia il prosciutto
Sono
appena passate le cinque e attraverso Tolfa, nelle case si cominciano
a vedere le prime luci che si accendono, i pendolari che vanno
a lavorare a Roma, nell'aria c'è qualche scia odorosa
di caffè, il paese è finito e la strada riprende
a scorrere, sempre stretta e rovinata, ma con le curve che riesco
a gestire tranquillamente senza dover mettere la seconda.
Arrivo
alla via Braccianese e mi lascio alle spalle Manziana, poi Bracciano,
Vigna di Valle Osteria Nuova e giro verso Cesano, i militari
cominciano a svegliarsi e, gli do una mano facendo cantare le
marmitte sul vialone delle caserme.
Passato Cesano la strada si immette sulla via Cassia , il cielo
schiarisce a vista d'occhio e le macchine che vanno verso la
città cominciano a formare degli strani trenini che trasportano
passeggeri ancora assonnati.
Accelero fino alla velocità del traffico ed in pochi
minuti percorro la Cassia bis, l'unico odore nell'aria è
quello del traffico, un misto di benzina e gomma bruciate che
all'alba diventa particolarmente intenso.
Finalmente
esco dalla rampa per Prima Porta e di nuovo l'aria è
pulita, l'umidità della notte è ancora posata
sull'asfalto, la luce del giorno si mangia l'impronta del faro
sulla strada, passo vicino alle prime case e dai recinti si
alza un coro di cani.
Attraverso lentamente la borgata che si sta svegliando, oltre
alla puzza delle macchine incanalate tra le case, nell'aria
c'è un lieve aroma di pane appena sfornato e di cornetti
caldi.
Incrocio
persone con la faccia tra l'assonnato e l'incazzato, forse è
la consapevolezza che è iniziato un nuovo giorno di lavoro,
di realtà cruda senza sogni.
Sono
di nuovo davanti al cancello di casa, entro e metto la moto
in garage, mentre i primi raggi del sole si affacciano sulla
vallata del Tevere, il metallo del motore comincia a raffreddarsi
con il suo ticchettio, entro in casa e mi dico: "non ho
sonno".
Sbagliato
.
Senza neanche spogliarmi mi butto sul letto e
Klaus