Viaggio a Capo Nord (24/7/2004 - 5/08/2004)

di Jenfry

Un viaggio a Capo Nord è il sogno di ogni motococlista, sogno molto duro e soprattutto molto dispendioso da realizzare.

Partiamo il 24 Luglio 2004 io e Leri, come sempre in solitaria nel senso di coppia.

Partiamo alle 5,00 e decidiamo di fermarci a Ingolstadt, appena arriviamo a Trento una pioggia bastarda decide di farci compagnia e non ci lascia se non pochi Km prima dell’arrivo, quando ormai avevamo deciso di ricorrere ad un B&B. Metto il cavalletto su un terreno troppo cedevole e mi ritrovo la moto in braccio. Porca zozza non comincia niente bene…

giorno dopo, ripartiamo per fare stanza a Soltau,

anche qui con la nostra amica inseparabile di sempre in Germania, la pioggia, chissà perché ma tutte le volte che passiamo dalla Germania ci becchiamo l’acqua. Tappa dopo attraversiamo il confine Danese, ci fermiamo per fare pranzo e tra una risata e l’altra, dato che qui come sempre accade da tre anni a questa parte, la pioggia lascia spazio al sole.

Quando arriva il momento di ripartire mi accorgo di aver perso le chiavi, merda, no, la pipetta che mi ha regalato El Cini, dopo un ora di ricerche ci arrendiamo e ripartiamo con le chiavi di scorta che avevo consegnato a Leri. Abbiamo deciso di andare a Frederikshavn e prendere il traghetto fino ad Oslo, dopo aver fatto i biglietti vicino al porto, ci dirigiamo ad Aalborg, in campeggio, per la notte.

Notte che si rivela piuttosto movimentata dato che un Norvegese tenta di entrare nella nostra tenda, dopo i primi attimi di panico lo assaliamo verbalmente, il tipo, evidentemente ubriaco non sa come spiegare una cosa simile e dice che ha sbagliato tenda, molto scossi circa un ora dopo ci alziamo e smontiamo la tenda, imparata la lezione, mai più in una città di porto vicino ad uno sbarco dalla Norvegia. Nel loro paese i ragazzi non possono bere a causa della durezza delle leggi che regolano il traffico. Quindi passano il WE in Danimarca dove si può bere tranquillamente.

La mattina dopo ripartiamo e arriviamo al porto dove ci imbarchiamo per Oslo...

8 ore di traghetto, sole stupendo e mare piatto come una lastra di vetro.

Ci troviamo il pomeriggio alle 18,30 ad uscire dal traghetto e far assaggiare alle ruote di Betta (per chi non lo sapesse è la moto di Jenfry) il sapore dell’asfalto norvegese. Andiamo nel campeggio dove siamo andati l’anno precedente, il Bogstad La sera seduti romanticamente in riva al lago sotto al campeggio con birra e patatine

Il giorno dopo inizia la vera scalata a Capo Nord, imbocchiamo appena fuori da Oslo la E6 che non lasceremo più fino quasi a destinazione, ci facciamo 550 Km fino a Trondhaim, dove dormiamo per l’ultima volta in tenda, troppo dispendioso in termini di tempo

Strano, è mezzanotte e il sole non scende ancora sotto l’orizzonte, siamo stanchi ma questa situazione ci toglie il sonno, decidiamo di fare un giro nel campeggio e incontriamo due tipi svedesi, ci mettiamo a parlare con loro delle impressioni del viaggio e uno dei due che guidava una Gold Wing al cui manubrio aveva attaccato la gabbietta per il cane e che trainava un carello per auto, ci dice che tutte le nazioni d’Europa hanno delle belle particolarità ma che la Norvegia le racchiude tutte insieme dentro di se, abbiamo infatti trovato le colline toscane, i paesaggi montani bavaresi, le ventose e verdi colline scozzesi e irlandesi, le scogliere a picco sul mare portoghesi, le brulle montagne spagnole. Tutto in poche centinaia di Km. Dopo un oretta di chiacchiere la stanchezza prende il sopravvento e alla fine crolliamo.

La mattina dopo ci proponiamo di raggiungere Moi Rana che è l’ultimo paese un po’ più grande prima del circolo polare artico. Appena fuori Trondhaim lo spettacolo della Norvegia non si fa attendere, fino ad ora avevamo fatto strade interne adesso invece la E6 costeggia i fiordi offrendoci uno spettacolo impareggiabile a livello di paesaggio.

Qui la chiamano autostrada la E6 ma per i nostri canoni è poco più di una statale a livello della Cassia, per di più gran parte del percorso è strada di montagna e quindi curve, salite e discese che con 600 Kg di mezzo a due ruote non è semplice da fare, Vi pare che esageri con il peso? Due conti: 350Kg a secco di moto, 80 Kg io e 65Kg Leri, questo senza vestiti, già siamo a quasi 500 Kg, 15 Kg di vestiti a testa e siamo a 525 Kg, 15Kg di bagaglio moltiplicato per tre bauletti e siamo a 570 Kg, 10Kg di borsa da serbatoio e altri 15 di sacca legata sul bauletto posteriore e siamo a 595. poi, 3,5Kg di olio, 2Lt. D’acqua e un po’ di benzina non ce le vogliamo mettere?. Ecco, questo era.

Comunque conti dei pesi a parte alle 15,30 superiamo il confine della regione nord della Norvegia e alle 18,00 arriviamo in quel di Moi Rana, troviamo posto in una Hytte, un piccolo Bungalow di legno

In Norvegia sono molto diffusi anche tra i privati che le affittano ai turisti, un alloggio comodo, caldo e non troppo caro, dalle 300 alle 400 Nok (circa €40). Scarichiamo la moto e vado in centro a comprare cena. Dopo mangiato ci mettiamo in giardino e il gattino della padrona di casa ci fa compagnia, strusciandosi ai nostri piedi e riscotendo coccole a non finire da me e da Leri, fino a che stremati dalla giornata decidiamo di andare a dormire.

La mattina dopo, troviamo il regalino del micino, poverino, ci ha portato la colazione in camera a modo suo, abbiamo trovato davanti ala porta un topolino morto.

Rimontiamo in sella e partiamo alla vlta del circolo polare artico, si sale ancora, adesso siamo davvero in alta montagna, vediamo ghiacciai eterni e nevi altrettanto eterne a pochi metri dalla strada, urge foto. Non ci crederanno mai che qui fa un caldo becco e allo stesso tempo c’è la neve

Ci fermiamo ancora un paio di Km più avanti, quando arriviamo al limitare del circolo polare artico, foto sotto al cartello e sotto alla piramide in cima al colle e via

l’emozione e la voglia di arrivare a destinazione ci mettono fretta, andiamo ancora avanti fino a che la E6 finisce su…. Un molo? E ora? Cazzo, come funziona qui? Poi capiamo, siamo a Bognes e dobbiamo raggiungere l’altra sponda in traghetto, una ventina di minuti di traversata, ok, niente di che. Il traghetto arriva dopo 15 minuti e la traversata è veloce

Scendiamo e decidiamo di fermarci ad Andslev passando per Narvik, siamo molto a nord e i paesaggi cambiano ancora, montagne più brulle cascate più frequenti e fiordi più profondi e verde smeraldo, passiamo Narvik, Bardu e alle 20,00 troviamo Olsborg, Non abbiamo passato Andslev, ma cosa hanno fatto, l’hanno cancellata dalla Norvegia? Siamo anche quasi senza benzina dato i lunghi tratti in mezzo al niente che abbiamo percorso. Alle 21,00 stanchi e nervosi troviamo un campeggio posto su una collina ventosa in un paesino che si chiama Heia, non ce la faccio più e crollo sul letto mentre Leri si da alla fotografia, le notte sono sempre più luminose.

1/08/04 Ci alziamo molto presto per preparare al meglio l’ultima tappa che ci separa dalla meta. Iniziamo a scendere dopo qualche decina di Km e il paesaggio montano lascia di nuovo il posto a fiordi, calette poste in anse, porticcioli turistici e cascate a picco sul mare, ci fermiamo e riempiamo la bottiglia di acqua in una cascata. Gelata ma infinitamente buona

Ci fermiamo a pranzo a Burfjord al E6Cafè, una specie di fast food affiliato ad una stazione di servizio Stat Oil dove noi spesso facevamo colazione o pranzo. Ripartiamo e poco dopo, lungo un tratto di strada montana, vediamo la prima renna, “Leri, Leri, falle una foto, chissà se ne vedremo altre” Leri fa la foto e ripartiamo contenti di aver visto almeno una renna nel corso del viaggio

Arriviamo ad Alta e fortunatamente faccio rifornimento, da Alta a Skaidi (110 Km) non ci sono distributori di benzina.

Ad Olderfjord lasciamo la E6 per prendere la E69 che ci condurrà a destinazione, decidiamo di non fermarci a Russenes come avevamo previsto, da qui dovremmo fare più di 100Km per arrivare a Capo Nord, andiamo avanti con la speranza di trovare u campeggio più a nord. Percorriamo la E69 in mezzo a barche di pescatori, botteghe di Samoi e passando in gallerie fredde ed umide oltrechè in mezzo a renne, renne di ogni dimensione e colore, renne domestiche e selvatiche, in gruppi o solitarie, renne che sono talmente abituate alle auto che nemmeno si spostano facendo adattare il traffico alle loro esigenze

ad un tratto una per poco non mi carica, poi mi ingarello con una facendoci le corse insieme raggiungendo la strabiliante velocità di 60Kmh. Pensavamo di essere stati fortunati ad averne fotografata una, beh, qui ce ne sono a centinaia. Alla fine entriamo nel NordKapp Kommune

sono le 19,00 e l’eccitazione è ai massimi. Arriviamo a Repvåg e qui troviamo un a Hytte, decidiamo di fare stanza qui, è abbastanza vicino per raggiungere lameta senza troppa strada ma abbastanza fuori tiro da essere piuttosto economico per il posto dove siamo.

Una galleria di 8Km sostituisce il vecchio traghetto, galleria molto profonda, fredda e umida, all’uscita si paga 114Nok (68 moto e autista, 46 passeggero) di pedaggio del tunnel.

Poco dopo arriviamo nella cittadina di Honningsvåg, dove ceniamo in un localino che sa molto di pub per motociclisti dato l’arredamento, mangiamo una pizza strana pesantissima accompagnata da una buona birra e della buona musica che il cameriere forse vistici in faccia ha scelto per noi.

Ma adesso è tardi, sono le 22,00, è ora, il sogno sta per divenire realtà. Capo nord è a 33 Km da questo paesino, saliamo ancora su Betta per quella che è veramente l’ultima tappa prima dello spettacolo. L’emozione degli ultimi 30 Km è inspiegabile, ti prende la gola e te la chiude in un nodo talmente stretto che ti impedisce quasi di respirare, non vedi più renne e non vedi più case, solo questo paesaggio, colline brulle e laghi e fiordi che con la luce particolare che dona loro il sole a quest’ora assumono una tonalità che è un misto tra un viola e un verde tutto molto tenue e pastello

Cerchi di individuare quale è la punta estrema prima di arrivarci ma regolarmente la strada gira a destra o a sinistra smentendoti e offrendoti altri scorci che ti tolgono il fiato, l’interfono è muto e senti solo il tuo respiro affannoso nella testa, le lacrime di emozione quando ripensi a quanta cura hai messo nel preparare un viaggio in cui solo tu e pochi altri credevano, iniziano a bagnarti le guance, anche perché ti rendi conto di essere quasi arrivato, l’emozione prende il sopravvento. Capo Nord il sogno di molti motociclisti per te si avvera, non ci credi ancora.

Leri rispetta il mio silenzio all’interfono e si gode anche lei lo spettacolo, sussurrando solo sporadicamente “ce l’abbiamo fatta”.

Ad un tratto arriviamo ad una struttura che somiglia molto ad un casello autostradale dove si paga l’ingresso per capo nord, ti avvicini e la ragazza allo sportello ti fa passare la poesia “190Nok Thank.” Quasi 25€, vabè Capo nord non lo facciamo tutti i giorni. Passiamo il casello e parcheggiata la moto e scatta l’SMS a Jorges che non è potuto venire per “problemi di lavoro”.

Sono le 22,30 e il sole è ancora alto nel cielo.

Foto di rito e ci mettiamo ad attendere la mezzanotte

Alle 23,30 il sole assume un colore arancio rosato che tinge le nuvole intorno di un viola-rosa intenso vicino al sole via via più tenue.

Una gita di americane si fa riconoscere subito urlando e schiamazzando rovinando la poesia che c’è in quel posto, ma il top arriva qualche secondo prima della mezzanotte, sento un conto ala rovescia e a mezzanotte esatta accendono uno stereo portatile a manetta con musica tecno. AAAAARRRRGGGHHH, Leri mi prende per un braccio e mi porta nella falesia accanto, molto più tranquilla e da cui si gode anche una bellissima vista del panorama circostante.

Chiamo il mio fratellino Jorges, siamo entrambi in lacrime mi sento dire “complimenti, sei arrivato Jenfry, ora sei arrivato davvero” e io gli rispondo “ Si Jorges, sono arrivato, e tu sei un bastardo di merda, dovevi essere con noi”

Inutile spiegare cosa implica un legame di amicizia come quello che c’è tra me e Jorges, solo chi sente un amico come una parte di se stesso può capire come si soffre quando in determinate circostanze lo si vorrebbe avere vicino per condividerne le emozioni.

Finita la telefonata ci rimettiamo a guardare il sole che è sul pelo del mare ma sembra non volerci entrare per paura di spegnersi.

Finchè come in un amplesso troppo a lungo atteso il sole si immerge nel mare artico donandogli tutti i colori accesi che sono propri di un tramonto carico di colori cadi e accesi

Siamo qui, sul limitare di questa tranquilla falesia accanto a quella principale chiassosa e schiamazzante, siamo qui abbracciati con i cuori gonfi di emozioni a guardare questo strano tramonto, strano perché tramonto non è, almeno non lo è più, ci rendiamo conto che in pochi attimi il sole ha abbandonato l’acqua e ha donato al cielo i colori propri dell’alba. Un emozione unica e irripetibile.

Una foto anche alla compagna che ci ha permesso di arrivare quassù, Betta, grande, 20 anni ma ancora tiene botta. Non c’è quasi più nessuno e posso farla arrivare fino alla recinzione.

La silouette di Betta è bellissima per me

Sono le 2,40 e ripartiamo con la stessa luce con cui siamo arrivati circa 4 ore prima ma con il cuore carico di emozioni nuove. Emozioni che siamo sicuri ci segneranno per tutta la vita.

Il giorno dopo decidiamo di visitare il museo di Alta, museo che tratta di incisioni rupestri, bello, molto bello ma siamo troppo stanchi per godercelo a pieno, cominciamo a sentire la stanchezza del viaggio e il giorno dopo ripartiamo verso sud. Il viaggio si protrae per 3 giorni con molte soste, unica nota, la presenza di quattro delfini in una sosta pranzo che abbiamo fatto pochi Km a sud di Narvik, su uno scoglio a picco sul mare. Arriviamo a Grong dopo 3 giorni apunto, dove decidiamo di fermarci 2 giorni, siamo stanchi e abbiamo bisogno di rilassarci e di rimettere le idee a posto. Il giorno dopo Leri si sdraia al sole e io cucino qualcosa per rilassarmi.

Costringo Leri anche se non vuole a fare del sano fancazzismo per un giorno, è molto stanca e voglio che si riposi.
Il giorno dopo siamo di nuovo in forma e possiamo ripartire, vediamo Oslo più vicino di quanto in effetti non è in realtà, dato i limiti di velocità, una volta arrivati nei dintorni della città però le strade cominciano a diventare a più corsie e data la posizione più comoda per arrivare in Svezia decidiamo per il campeggio di Ekeberg.

Montiamo la tenda mangiamo e a nanna.

Svezia….. che bellezza, finalmente possiamo correre, non fosse che ho passato la cinghia su uno scarico e quindi perdo la borsa contenente la tuta antipioggia copriscarpe e copriguanti dobbiamo quindi fare la strada a ritroso per vedere se li ritroviamo. Ma niente.

Deluso ripariamo in direzione di Copenaghen, alloggiamo all’Absalon Campig e la mattina dopo partiamo per Rødby per prendere il traghetto che ci porterà a Puttgarden, dopodiché indirizziamo verso Gottinga.

Ceniamo al cinese e dormiamo in tenda dopo 11 giorni.

Il giorno dopo ripartiamo sapendo che la prossima tappa sarà un po’ più tranquilla, dato che c’è la consapevolezza che staremo a Monaco per qualche giorno. Da notare che all'altezza di Fulda, il contaKm di betta si azzera e festeggiamo i 100.000

Km con una birra all'autogrill. Arriviamo a tarda sera e proviamo a cambiare campeggio rispetto a quello dove eravamo stati due anni prima con Birra e Katia, ne troviamo un altro che però è troppo fuori, io insisto quindi per tornare al Thalkirchen, alla fine vinco, unica nota negativa, alle tende non danno la corrente elettrica, ceniamo all’imbiss e poi ci mettiamo a guardare le stelle cadenti, ne vediamo 2 e alla fine ce ne andiamo a dormire.

Nei giorni postcedenti rimaniamo in zona Monaco anche perché il nostro fratellino Jorges ha deciso di venire a prenderci, arriva al giovedì mattina e insieme ripartiamo il Sabato per fare un ultima sosta a Merano e ala fine tornare a casa.
Cosa dire? 9792,7Km di emozioni, lacrime, bestemmie, acqua, vento neve.

Km che rifarei subito per provare le stesse emozioni.

So che comunque ne farò altri che mi regaleranno altre sensazioni, forse meno forti perché alla fine Capo Nord è sempre Capo Nord.

Un viaggio che consiglio a tutti quelli che nella moto cercano emozioni, sensazioni e soddisfazioni, è dura, ma ce l’abbiamo fatta.

Jenfry&Leri